Musica afgana e canti gregoriani

Abbiamo inviato Tommaso in Portogallo come volontario dei Corpi Europei di Solidarietà per l’associazione JRS, che coordina attività con rifugiati.

Questa è la sua testimonianza!

Mi chiamo Tommaso, vengo da La Spezia, e da quattro mesi sto prestando servizio di volontariato con ProAtlântico per l’associazione JRS in Portogallo in un progetto di appoggio e sostegno ai rifugiati.

Inizialmente il progetto si sviluppò a Lisbona e iniziai il mio volontariato svolgendo diverse funzioni e attività all’interno dell’associazione e soprattutto appoggiando un centro d’ermergenza di Prima Accoglienza che ospitava numerose famiglie afgane espatriate dal proprio Paese a seguito della crisi talebana.

Nel giro di poco più di un mese, la mia esperienza mutò radicalmente, diventando il progetto stesso, come io stesso definì, itinerante. Infatti da Lisbona ci trasferimmo in un nuovo Centro di Accoglienza nella città di Fatima, a più di 120 km dalla Capitale, all’interno di un Hotel e, nel giro di pochi giorni, un nuovo volo umanitario con 220 persone atterrò a Lisbona. Con grande piacere ed entusiasmo ebbi la fortuna di partecipare in prima persona a questo speciale evento e testimone del loro stanco arrivo nell’aeroporto militare della capitale.
Aspettando nel freddo vento del crepuscolo sulla pista d’atterraggio, tra stanchi visi spaesati, famiglie abbracciate, pezzi di puzzle mescolati in attesa di ricostruire la figura, nella lunga, eterna trafila burocratica che si trascinò per tutta la notte, fino a giungere allo sperato e commosso ricongiungimento famigliare a Fatima, quando ormai albeggiava e un nuovo sole stava per sorgere.
A partire da questo momento, l’esperienza si fece decisamente più intensa e la mole di lavoro crebbe vertiginosamente. Iniziai quindi a lavorare, vivere e condividere questo pezzo di vita con tutte queste famiglie, all’interno di un Hotel e, sebbene lasciare Lisbona e la vita che stavo iniziando a costruire là per qualche tempo sarebbe potuto sembrare scomodo e infelice, ritrovarmi immerso in questo caotico quotidiano e di condivisione diretta di vita, mi sembrò una opportunità unica e irrinunciabile. Un dono concessomi.

Si aprì repentinamente e inaspettatamente un nuovo capitolo di questa avventura.

Nello svilupparsi quotidiano, imparai a conoscere nuove persone, famiglie e un nuovo popolo, trovandomi bizzarramente ad accogliere una popolazione per natura accogliente, percorrendo con loro un pezzo di cammino, fianco a fianco; straniero in mezzo a stranieri in terra straniera.
Tra emergenze, ospedali, crisi e confusione, in una Babele di lingue intrecciate, i giorni cominciarono a correre freneticamente e a prendere lentamente forma e direzione e, col passaggio di anno, si presentò un nuovo cambiamento. Un nuovo trasloco. Itineranti.

Sempre nella città di Fatima, ci ritroviamo adesso in un Centro di Ritiro Spirituale che trasuda Cattolicesimo da ogni poro. E colgo la bellezza dello stare insieme e il senso del condividere nel vedere un musulmano inginocchiato a pregare all’interno della Sala das Icones, pullulante di emblemi e immagini cristiane, all’interno proprio di Fatima, uno degli emblemi del Cattolicesimo. O nel ritmo avvolgente di musica afgana che dai corridoi interferisce col sottofondo di canti gregoriani, o veli che passeggiano sfilando tra crocifissi e Madonne.
Tra famiglie che proseguono il cammino, dirette nelle nuove case nel territorio portoghese, tra commossi saluti e abbracci, nel ‘lancio d’acqua’ dietro le ruote del Van con la famiglia in partenza, loro augurio di buona sorte, che lavi la strada del futuro e renda il cammino senza ostacoli, riesco a vedere lentamente svilupparsi la trama di una nuova vita.

E mentre ad ogni nuova famiglia che parte, ad ogni chiave della stanza che ritorna al proprio posto nella bacheca che un mese fa era quasi spoglia, vedo contento e soddisfatto un nuovo passo verso la conclusione di questa prima parte di progetto, il primo passo verso una vita autonoma, allo stesso tempo non posso che iniziare a pensare a quanto tutto questo folle, frenetico, divertente, stressante, assurdo quotidiano, un giorno, mi mancherà.

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